venerdì 25 marzo 2011

Winter is Coming

L'inverno sta arrivando!
No, non ho sbattuto la testa, sono ben consapevole che l'inverno è appena trascorso e la primavera è alle porte. Tuttavia l'Inverno sta arrivando e sarò un lungo e tormentato inverno. La guerra per il Trono di Spade sta gettando le sue fondamenta.
Si tratta del nuovo telefilm prodotto da HBO. Il primo episodio sarà trasmesso il 17 aprile negli States. La storia è ispirata al romanzo "A Game of Trhones" di George R.R. Martin, primo libro della collana "Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco" ancora da ultimare. Il progetto promette grandi cose, su youtube si possono trovare i trailer e teaser e qualche speciale "dietro le quinte". C'è grande agitazione tra i fans di Martin anche perchè tra l'altro il 2011 sarà un anno di svolta non solo per il telefilm ma anche per il proseguo della collana; sembra infatti che il 12 Luglio sia la data ultima fissata per l'uscita del quarto episodio, "A dance with dragons", libro tormentato da numerosi problemi e rinvii di pubblicazione. Ma finalmente, sembra, ci siamo!
Martin è un maestro dell'intreccio e dell'introspezione. La trama è un groviglio sorprendente che coinvolge a rotazione più di 15 protagonisti. Difficile individuare un unico protagonista, quasi impossibile non affezionarsi a più di uno dei narratori e di rado tutti i personaggi che si amano restano in vita. Nel mondo creato da George Martin, la lotta per il trono miete molte vittime e la vita è facile a perdersi, soprattutto quando meno te l'aspetti. Tra tradimenti, intrighi, eroi e antichi valori, gli eroi e gli antieroi delle "cronache" vi trascineranno in un'appassionante guerra alle soglie del fantasy. In una trama dove niente è bianco e nero, ma vi sono mille sfumature di grigio a spiegare la vera natura della realtà. Martin dice che il diavolo, si annida nei dettagli. E in un libro di questa magnitudine di diavoli ce ne sono a bizzeffe e ognuno è pronto a fregarti se non gli presti la dovuta cura ed attenzione. Grazie a lettori, amici e fidati conoscitori della fantasia Martin lotta nella realizzazione della sua opera contro quei diabolici dettagli e finora ha svolto un ottimo lavoro; spero solo che i prossimi tre libri delle "Cronache del Ghiaccio e del Fuoco" mettano in scena un finale degno dei primi passi della vicenda. E spero soprattutto che il telefilm sia un progetto di grande qualità come sembra...per ora i presupposti migliori ci sono tutti, non resta che attendere ancora un po'!

lunedì 21 marzo 2011

Viva l'Italia

Viva l'Italia, Francesco De' Gregori, 1979...
Dalle ceneri della dittatura la rinascita di una nazione che per la prima volta si confronta con la democrazia...

lunedì 14 marzo 2011

Oltre l'opinabile - Parte Seconda

Mi riaggancio al primo ed ultimo post del mio blog per continuare un discorso che andava sviluppandosi in maniera sin troppo sincopata nel mio pensiero già giovedì scorso. Dopo un focus sull'Abbott e la sua Flatland, esploravo i meandri della quarta dimensione, fantasticando su tetraspazio e viaggi nel tempo. Si tratta un po' di quei pensieri che come dice il titolo di questi due post, vanno "oltre l'opinabile". Quello che mi trovo a constatare è che la mia mente è totalmente incapace di andare oltre una certa soglia, come se un Velo di Maya tenesse la mia coscienza lontana dalla totale percezione di una realtà, lasciandomi in una condizione di angoscia e all'estrema ricerca del Moksha; come se vedessi delle ombre sulla parete di una caverna e non potessi in alcun modo decifrare le loro voci echeggianti; come se fossi troppo stupido per concepire ciò che non sono mai stato educato ad immaginare. Dopo essermi perso in questi pensieri esistenziali passo qualche minuto di reale smarrimento e paura che poi cessano subito quando mi rendo conto che è la condizione umana e devo farci l'abitudine oppure impazzire.
La parte che mi affascina di più di un viaggio nel tempo è la filosofia che lo accompagna, non tanto le teorie fisiche secondo le quali sia possibile o no. Infondo, secondo un simpatico ragionamento, non è necessario costruire la macchina del tempo per averla, ma è del tutto sufficiente progettarla. Se il tuo progetto è valido allora ci penserà il futuro a raccoglierlo, farne una macchina del tempo e tornare al tuo tempo per dirti "ehi inventore, ce l'abbiamo fatta!". Pensate un po': come termini di progettarla e come arrivano ad annunciarti che è fatta, altro che Pizza Runner! Tuttavia non sarebbe possibile che qualcuno torni indietro nel tempo fino a "prima della progettazione", nessuno può giungere dal futuro ad informarci che la macchina del tempo è stata fatta prima ancora che noi la progettiamo, cioè prima ancora che si scateni l'evento su una linea temporale immaginaria che permetta di generare nel futuro di quella linea temporale, una macchina del tempo. Ci si può perdere per ore dietro a simili ragionamenti e alla fine trovo sempre a domandarmi se la linea temporale è unica ed universale e quindi alterabile, oppure se sono infinite e parallele. 
Se fossimo in grado di giungere nel passato, ogni nostra azione potrebbe causare la nascita di una nuova linea temporale, di un intero nuovo universo. In seguito ad ogni nostro respiro si genererebbero realtà alternative: "una farfalla batte le ali a Pechino e a New York arriva la pioggia". E' incredibile cosa può fare il caos. La teoria del multiverso (vale a dire l'insieme degli infiniti universi paralleli) ha permesso di giustificare la possibilità dei viaggi nel tempo di fronte al "Paradosso del nonno": un giovane viaggia indietro nel tempo ed uccide suo nonno. Questo dovrebbe causare la sua stessa inesistenza, ma se lui non è mai esistito non può aver compiuto quell'azione, perciò questo è impossibile. Secondo la teoria del multiverso nel momento in cui il giovane viaggia all'indietro crea un universo parallelo plasmabile a proprio capriccio. Assumendo che l'universo sia uno soltanto allora ci si trova di fronte ad un'antinomia. Una possibilità è che il viaggio nel tempo sia possibile, ma che le conseguenze che esso stesso produce siano quelle che hanno, nel futuro, scatenato il viaggio nel tempo. Il passato in tal modo sarebbe immutabile e il viaggio nel tempo inutile e fine a se stesso. Questo è meglio conosciuto come il principio di auto consistenza di Novikov. Stephen Hawking invece suggerisce che per ragioni che non conosciamo ancora ci è totalmente impedito, in ogni sua forma, il viaggio nel tempo. Si tratta della Congettura di protezione temporale. 
Ovviamente io sinora ho parlato soltanto di viaggi nel passato, poichè per quanto possa sembrare impossibile i viaggi nel futuro sono molto più semplici e la stessa fisica einsteiniana li permette senza alcun paradosso. Si ricordi in proposito il Paradosso dei Gemelli. Possiamo vedere il nostro futuro ogni giorno quando ci specchiamo. Il nostro specchio ci restituisce un'immagine più vecchia di qualche millesimo di secondo. La criogenia, tutt'ora è fantascienza solo a livello tecnico, non filosofico. Insomma per la filosofia del viaggi nel tempo è molto più semplice fare un salto nel futuro che tornare a visitare il passato. E questa considerazione potrebbe generare una serie di osservazioni sul libero arbitrio e il destino che preferisco ignorare prima che il mio cervello si trasformi in una bella frittata di neuroni. 
Con questo piccolo intervento non volevo insegnare niente a nessuno, ma limitarvi a stuzzicare la fantasia di chi si trovi a leggerlo; ecco quindi qualche libro e film che possono interessare:
Déjà-vu - corsa contro il tempo
Timeline - Michael Crichton e film
La macchina del tempo - Wells
Dal Big Bang ai Buchi Neri - Stephen Hawking
Donnie Darko
The Butterfly Effect
Il pianeta delle scimmie



Lapo

giovedì 10 marzo 2011

Oltre l'opinabile - Parte prima.

Il reverendo Edwin Abbott Abbott visse nella Londra vittoriana per quasi un secolo e la demolì in meno di 100 pagine, partorendo il suo piccolo pamphlet politico-paideutico che va sotto il nome di Flatlandia: racconto a più dimensioni. L'Abbott era studioso di filologia classica, teologia e matematica: era insomma uno di quegli illustri personaggi chiamati semplicemente pensatori o filosofi, al tempo, e che noi oggi definiremmo tuttologi. Con il progresso la moderna scienza si è sempre più settorializzata ed ormai ci sono anche gli esperti di psicologia animale. Niente contro gli animali, figurarsi! E' che la radio mi fa compagnia mentre scrivo queste prime righe del mio blog e in un programma radiofonico ha appena preso la parola uno di questi sedicenti dottori. Io mi chiedo se poi infondo ci sia bisogno di uno psicologo per capire che un cane bastonato non ha bisogno altro che di affetto per ritrovare fiducia nell'uomo. Stimabile che qualcuno si occupi di analizzare la psiche dei cani, non è questo che critico: mi chiedo solo se non sia sufficiente chiamarsi veterinario o psicologo. Oggi ci piace riempirci la bocca di titoli e qualifiche più lunghe da leggere che da spiegare, perdendo tempo più per la forma anzichè per il contenuto. Il signor Abbott faceva l'esatto contrario, era uno di quelli che avevano studiato di tutto e di tutto si occupava nella maniera più efficace possibile. La sua Flatlandia è un mondo piatto e per piatto intendo il suo significato geometrico. Niente profondità, un solo piano, infiniti punti e linee. E piatta era la società vittoriana secondo lui, chiusa in sè stessa e incapace di evolversi socialmente.

Copertina dell'edizione originale dell'opera,
l'immagine in alto riassume i mondi analizzati dal
quadrato autore fittizio del trattato: flatlandia,
linealandia, pointlandia e spacelandia. In basso,
la mappa di una casa tipo in flatlandia.
Il corpo dei flatlandesi per intendersi ha un lato lungo meno di una trentina di centimetri. E la suddivisione in caste è del tutto somacratica (mi si passi il neologismo), vale a dire chi ha più lati, e sono in pochi, è più intelligente e quindi comanda, mentre i poveri e numerosi inetti triangolini sono borghesotti o soldati da macello. Inutile dire che al vertice della gerarchia stanno i cerchi: i sacerdoti di flatlandia, simbolo di ordine, sacralità, perfezione e grandezza; mentre alla base della piramide giacciono sotto il gioco del sessismo le donne: squallide linee, dominate solo dall'istinto animale. L'Abbott si sbizzarrisce poi nel descrivere usi e costumi della società flatlandese, il clima, le abitazioni, i modi per salutarsi e riconoscersi vicendevolmente. Parla delle figure irregolari, giustiziate alla nascita o comunque discriminate, parla della pericolosità di far arrabbiare le donne: in un raptus d'ira una di loro potrebbe facilmente trafiggerti come un budino. Viene infine anche trattato il rapporto con i colori, che sono stati definitivamente repressi in seguito alla Rivoluzione Cromatica. Nelle pagine in cui si descrive questo bizzarro mondo sono frequenti i momenti in cui ci si trova ad abbozzare un sorriso.

La bottiglia di Klein, come il Nastro
di Mobius (il simbolo internazionale
del riciclaggio o quello della pura
lana vergine) sono esempi di come
l'uomo ha ipotizzato l'esistenza di
oggetti in un tetraspazio. La bottiglia
di Klein non ha distinzione tra
superficie esterna ed interna.
Il parallelo con la società vittoriana è lampante. Le donne sono semplici linee, quasi che quegli assurdi corpetti che sono costretti a portare per moda, le avessero ormai del tutto storpiate, tagliandogli respiro, libertà e diritti. Sono semplici linee, vale a dire poco più di un punto, poco più che invisibili. E pericolose nei loro raptus animaleschi e istintivi. I sacerdoti invece sono panzuti e satolli cerchi, che vivono nella lussuria ma predicano la virtù del duro lavoro e del sacrificio; tutto esattamente come nell'età vittoriana: pulita fuori, sporca dentro; onesta all'apparenza, corrotta fino al midollo. Il popolo è affogato nell'alcol e sommerso nel lavoro quasi schiavista.
In Déjà-vu, corsa contro il tempo
il protagonista, Denzel Washington,
agente dell'ATF deve interferire con la
quartadimensione e viaggiare nel tempo
per risolvere un caso. 
A portare la luce al quadrato, che con un artificio letterario Abbott utilizza come suo narratore, è una sfera proveniente dalla terza dimensione. La sfera svelerà al quadrato l'esistenza di un altro mondo, la possibilità di andare oltre, di cambiare e di liberarsi dalle limitazioni imposte dal vivere in due sole dimensioni. La sfera porta il quadrato a visitare il mondo a una dimensione e gli mostra anche il mondo senza alcuna dimensione, il mondo puntiforme. Il quadrato capisce che ogni mondo è convinto di essere quello giusto, l'unico esistente, ottuso e incapace di evolversi così come il proprio. Solo dopo varie discussioni e peripezie il quadrato accetterà l'esistenza di un mondo a tre dimensioni. Ma cosa significa ciò? Cosa significa accettare un'altra dimensione? Quante altre dimensioni che noi non riusciamo a percepire esistono? L'insegnamento apprezzato dal quadrato vale dunque anche per noi? Esiste una quarta dimensione? E' il tempo o un ulteriore spazio?