domenica 23 ottobre 2011

Le Torri di Cenere - George R.R. Martin

Al libro di Martin ho dato 3 stelle. 3 su 5 è una sufficienza ampia. D'altronde con questo sistema di votazioni non esiste poter dare la sufficienza precisa. Ma anche avendone la possibilità questo libro era sicuramente da 3 e non da 2 e mezzo.
Le Torri di Cenere è la storia della solitudine in ogni sua sfaccettatura. Martin esplora le profondità dell'anima e riesce a cogliere sentimenti rari ed emozioni raffinate. Tuttavia non si possono scrivere 10 storie o racconti meravigliosi.
Le Torri di Cenere tocca il punto più alto con "Canzone per Lya" e "Le solitarie canzoni di Laren Dorr", e tocca invece il punto più basso della raccolta con "...e ricordati sette volte di non uccidere mai l'uomo".
Da segnalare anche "L'eroe" e "L'uscita per Santa Breta", altre due storie di buona qualità.
Nelle pagine del libro trovano spazio anche altri temi evidentemente cari a Martin: ad esempio ho colto il racconto "Al mattino cala la nebbia" come una metafora dell'industrializzazione e del progresso che distruggono il misticismo e la fantasia.
In "L'eroe" Martin paventa la pericolosità di un regime militare in cui l'uomo-soldato è addestrato come una macchina in funzione unica della guerra e della conquista.
Aspetto speculare ma non identico si riscontra in "La città di pietra" dove un uomo resta prigioniero della burocrazia e della discriminazione in un pietroso pianeta lontano dimenticato da tutti. E alla fine, solo il sogno, gli potrà restituire ciò di cui era stato privato.
Molto interessante la visione che in "Fioramari" Martin presenta dell'organizzazione delle famiglie. L'autore nell'immaginare una nuova realtà non si ferma al semplice, ma scende nel sofisticato e genera un nuovo modo di intendere la famiglia e l'organizzazione di una comunità in un luogo dove le intemperie decidono della vita degli uomini molto più spesso delle guerre.