martedì 29 novembre 2011

Assignment 6-2 - La (mia) scoperta di PubMed

PubMed è incredibile!

Ogni tanto riemergo dai libri di biochimica, anatomia ed istologia e con piacere porto avanti questo modestissimo blog. C'è da dire che di progetti ce ne sono anche troppi che mi frullano per la testa. Ci sarebbe questa cosa di raggiungere la laurea in capo a 4-5 anni che dovrebbe avere tutte le priorità del caso. Poi c'è la pallanuoto: da quella clorosa vasca d'acqua non posso star lontano più di due o tre giorni. E poi ci sono le novità: c'è questo progetto letterario che sto portando avanti insieme ad alcuni amici che è passato a fare da sfondo ad un'altra idea più sociale e ma non diversamente ambiziosa. Dopo aver preso contatto con l'assessorato alla cultura del comune di Signa, abbiamo messo su un'associazione culturale che dovrebbe occuparsi come primo progetto dell'organizzazione di un cineforum. L'associazione ha ormai del tutto preso forma ed entro la fine della settimana dovrei muovermi a livello burocratico per consegnare tutte le scartoffie necessarie al comune. Tanta soddisfazione. Milioni di cose da fare: lista dei film, preparare le presentazioni dei film, creare il blog dell'associazione, creare la pagina facebook, aggiornare e tenere in vita quest'ultime due, preparare i volantini, preparare i manifesti, cercare nuovi affiliati, iniziare a spargere la voce e, non ultima, mettere d'accordo 10 prime donne (il gruppo di amici con i quali sto lavorando alla cosa).
Il progetto letterario aveva anch'esso carattere cinematografico in parte e potrebbe avanzare nell'ombra del cineforum ed evolversi anche. Tutto da vedere. Niente di definito. Non se ne può parlare.
Sto divagando. In tutto questo c'è qualcos'altro. Mi sono ricordato che sono uno studente di medicina e che amo la scienza, specialmente quella medica, ancor più la genetica, volendo scendere nello specifico.
Giorni fa ho letto il secondo assignment e mi si è accesa una lampadina. VOGLIO ABBONARMI AD UNA RIVISTA SCIENTIFICA. Fa bene al mio inglese e fa bene alla mia carriera (carriera? quella di lavapiatti è ben più probabile). E poi mamma e papà non dicono mai di no a piccole spese in favore della cultura. Si sono fatti un po' pregare ma alla fine questa sera avrò il mio abbonamento alla rivista "Nature".
Quando alle scuole medie dissi alla mamma che Focus non mi piaceva più e volevo Nature, fu un duro colpo scoprire che in edicola non c'era. Insomma Watson e Crick scrissero della scoperta del DNA su Nature: questo faceva di Nature un Focus alla decima potenza ai miei giovani occhi. Non che non c'avessi azzeccato, ci mancherebbe, tuttavia sottovalutavo la difficoltà di una lettura come quella per un ragazzino di 12 anni che a mala pena era in grado di presentarsi in lingua inglese e poco più.
Poi gli anni passano ed è molto più importante pregare i genitori per avere il motorino, la tavola da surf, un viaggio con gli amici, i soldi per portare fuori a cena la ragazza...e infine si arriva all'università dove è più facile ritrovare quell'innocente amore per la cultura che talvolta alcuni ragazzini hanno.
Come dicevo è stato PubMed ad accendere la lampadina, ma non solo. Ultimamente mi sono ritrovato a sottolineare con un evidenziatro fucsia tutte le volte che su uno dei libri che sto studiando riscontro frasi come: "ma nonostante gli sforzi ancora non si sono riuscite a capire le ragioni scientifiche di tale fenomeno" oppure "tuttavia questo testo è inadatto ad approfondire l'argomento trattato" o anche "adesso le cose stanno così ma è probabile che quando questo libro sarà pubblicato saranno già state fatte scoperte molto più significative in merito". Insomma è tutto così vecchio o così povero! (poi sono il primo che si addormenta sul libro quando viene il momento di memorizzare formule e dati prima dell'esame). Però lì per lì resto con l'amaro in bocca. Come quei film dove c'è il finale aperto. Proprio non li sopporto. Prendi una posizione! Che diamine! Divago: come al solito. Però il paragone calza. Forse.

Comunque potevo anche accontentarmi di PubMed che per inciso ha un metodo di ricerca così fine ed efficace che non avevo riscontrato in nessun altro sito internet, tuttavia adoro il cartaceo e le collezioni e non ho saputo rinunciare al mio abbonamento annuale a Nature!
Per tutti i colleghi che volessero sottoscriverlo, questi sono i semplici passi: andare sul sito di "Nature", lo si trova cercandolo su google; cliccare "subscribe" in una barra in alto a destra; completare il tipo di iscrizione (quella per studenti; quella per l'Italia); proseguire inserendo i propri dati e poi i dati della propria carta di credito. Prezzo di circa 150 euro per 51 numeri online e stampati.
Un ottimo acquisto secondo me! ;-)

domenica 23 ottobre 2011

Le Torri di Cenere - George R.R. Martin

Al libro di Martin ho dato 3 stelle. 3 su 5 è una sufficienza ampia. D'altronde con questo sistema di votazioni non esiste poter dare la sufficienza precisa. Ma anche avendone la possibilità questo libro era sicuramente da 3 e non da 2 e mezzo.
Le Torri di Cenere è la storia della solitudine in ogni sua sfaccettatura. Martin esplora le profondità dell'anima e riesce a cogliere sentimenti rari ed emozioni raffinate. Tuttavia non si possono scrivere 10 storie o racconti meravigliosi.
Le Torri di Cenere tocca il punto più alto con "Canzone per Lya" e "Le solitarie canzoni di Laren Dorr", e tocca invece il punto più basso della raccolta con "...e ricordati sette volte di non uccidere mai l'uomo".
Da segnalare anche "L'eroe" e "L'uscita per Santa Breta", altre due storie di buona qualità.
Nelle pagine del libro trovano spazio anche altri temi evidentemente cari a Martin: ad esempio ho colto il racconto "Al mattino cala la nebbia" come una metafora dell'industrializzazione e del progresso che distruggono il misticismo e la fantasia.
In "L'eroe" Martin paventa la pericolosità di un regime militare in cui l'uomo-soldato è addestrato come una macchina in funzione unica della guerra e della conquista.
Aspetto speculare ma non identico si riscontra in "La città di pietra" dove un uomo resta prigioniero della burocrazia e della discriminazione in un pietroso pianeta lontano dimenticato da tutti. E alla fine, solo il sogno, gli potrà restituire ciò di cui era stato privato.
Molto interessante la visione che in "Fioramari" Martin presenta dell'organizzazione delle famiglie. L'autore nell'immaginare una nuova realtà non si ferma al semplice, ma scende nel sofisticato e genera un nuovo modo di intendere la famiglia e l'organizzazione di una comunità in un luogo dove le intemperie decidono della vita degli uomini molto più spesso delle guerre.

lunedì 26 settembre 2011

La sete di risultati

Leggendo il primo articolo suggerito dal prof. Formigoni Why so much medical research is rot mi è venuto spontaneo pensare alla causa di questa situazione. Assumendo che chi si occupa di ricerche scientifiche debba possedere una conoscenza basilare delle leggi statistiche che le regolano e qundi conoscere quale sia il corretto modo di procedere, ci deve necessariamente essere una ragione intrinseca che porta illustri ricercatori a commettere l'errore evidenziato dal Dr.Austin. La causa è forse da ricercare nella crescente competitività del settore? Ho l'impressione che i ricercatori, il cui lavoro spesso non è sufficientemente sovvenzionato e tantomeno retribuito siano sottoposti ad una stressante ricerca di risultati che spesso li porta a diminuire il tempo impiegato nello studio delle loro ipotesi fermandosi alle apparenze. La società moderna ti seleziona sempre più non in base alle tue competenze ma spesso in base alla rapidità e questo avviene sin dai primi passi della tua carriera di scienziato. E' stupido negare che la velocità sia sovente un requisito importante ed utile, ma ho l'impressione che spesso, in una "società dell'apparenza" come quella in cui viviamo, la velocità prenda il sopravvento sulla qualità. Questo per una legge non scritta che recita: "se presenti un risultato, giusto o sbagliato che sia, sei sicuramente un passo avanti a chi non lo presenta affatto".
Questo fin quanto potrà giovare alla ricerca? Quanti fondi e tempo sprecato ci costerà?

Lapo Maranghi.

venerdì 25 marzo 2011

Winter is Coming

L'inverno sta arrivando!
No, non ho sbattuto la testa, sono ben consapevole che l'inverno è appena trascorso e la primavera è alle porte. Tuttavia l'Inverno sta arrivando e sarò un lungo e tormentato inverno. La guerra per il Trono di Spade sta gettando le sue fondamenta.
Si tratta del nuovo telefilm prodotto da HBO. Il primo episodio sarà trasmesso il 17 aprile negli States. La storia è ispirata al romanzo "A Game of Trhones" di George R.R. Martin, primo libro della collana "Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco" ancora da ultimare. Il progetto promette grandi cose, su youtube si possono trovare i trailer e teaser e qualche speciale "dietro le quinte". C'è grande agitazione tra i fans di Martin anche perchè tra l'altro il 2011 sarà un anno di svolta non solo per il telefilm ma anche per il proseguo della collana; sembra infatti che il 12 Luglio sia la data ultima fissata per l'uscita del quarto episodio, "A dance with dragons", libro tormentato da numerosi problemi e rinvii di pubblicazione. Ma finalmente, sembra, ci siamo!
Martin è un maestro dell'intreccio e dell'introspezione. La trama è un groviglio sorprendente che coinvolge a rotazione più di 15 protagonisti. Difficile individuare un unico protagonista, quasi impossibile non affezionarsi a più di uno dei narratori e di rado tutti i personaggi che si amano restano in vita. Nel mondo creato da George Martin, la lotta per il trono miete molte vittime e la vita è facile a perdersi, soprattutto quando meno te l'aspetti. Tra tradimenti, intrighi, eroi e antichi valori, gli eroi e gli antieroi delle "cronache" vi trascineranno in un'appassionante guerra alle soglie del fantasy. In una trama dove niente è bianco e nero, ma vi sono mille sfumature di grigio a spiegare la vera natura della realtà. Martin dice che il diavolo, si annida nei dettagli. E in un libro di questa magnitudine di diavoli ce ne sono a bizzeffe e ognuno è pronto a fregarti se non gli presti la dovuta cura ed attenzione. Grazie a lettori, amici e fidati conoscitori della fantasia Martin lotta nella realizzazione della sua opera contro quei diabolici dettagli e finora ha svolto un ottimo lavoro; spero solo che i prossimi tre libri delle "Cronache del Ghiaccio e del Fuoco" mettano in scena un finale degno dei primi passi della vicenda. E spero soprattutto che il telefilm sia un progetto di grande qualità come sembra...per ora i presupposti migliori ci sono tutti, non resta che attendere ancora un po'!

lunedì 21 marzo 2011

Viva l'Italia

Viva l'Italia, Francesco De' Gregori, 1979...
Dalle ceneri della dittatura la rinascita di una nazione che per la prima volta si confronta con la democrazia...

lunedì 14 marzo 2011

Oltre l'opinabile - Parte Seconda

Mi riaggancio al primo ed ultimo post del mio blog per continuare un discorso che andava sviluppandosi in maniera sin troppo sincopata nel mio pensiero già giovedì scorso. Dopo un focus sull'Abbott e la sua Flatland, esploravo i meandri della quarta dimensione, fantasticando su tetraspazio e viaggi nel tempo. Si tratta un po' di quei pensieri che come dice il titolo di questi due post, vanno "oltre l'opinabile". Quello che mi trovo a constatare è che la mia mente è totalmente incapace di andare oltre una certa soglia, come se un Velo di Maya tenesse la mia coscienza lontana dalla totale percezione di una realtà, lasciandomi in una condizione di angoscia e all'estrema ricerca del Moksha; come se vedessi delle ombre sulla parete di una caverna e non potessi in alcun modo decifrare le loro voci echeggianti; come se fossi troppo stupido per concepire ciò che non sono mai stato educato ad immaginare. Dopo essermi perso in questi pensieri esistenziali passo qualche minuto di reale smarrimento e paura che poi cessano subito quando mi rendo conto che è la condizione umana e devo farci l'abitudine oppure impazzire.
La parte che mi affascina di più di un viaggio nel tempo è la filosofia che lo accompagna, non tanto le teorie fisiche secondo le quali sia possibile o no. Infondo, secondo un simpatico ragionamento, non è necessario costruire la macchina del tempo per averla, ma è del tutto sufficiente progettarla. Se il tuo progetto è valido allora ci penserà il futuro a raccoglierlo, farne una macchina del tempo e tornare al tuo tempo per dirti "ehi inventore, ce l'abbiamo fatta!". Pensate un po': come termini di progettarla e come arrivano ad annunciarti che è fatta, altro che Pizza Runner! Tuttavia non sarebbe possibile che qualcuno torni indietro nel tempo fino a "prima della progettazione", nessuno può giungere dal futuro ad informarci che la macchina del tempo è stata fatta prima ancora che noi la progettiamo, cioè prima ancora che si scateni l'evento su una linea temporale immaginaria che permetta di generare nel futuro di quella linea temporale, una macchina del tempo. Ci si può perdere per ore dietro a simili ragionamenti e alla fine trovo sempre a domandarmi se la linea temporale è unica ed universale e quindi alterabile, oppure se sono infinite e parallele. 
Se fossimo in grado di giungere nel passato, ogni nostra azione potrebbe causare la nascita di una nuova linea temporale, di un intero nuovo universo. In seguito ad ogni nostro respiro si genererebbero realtà alternative: "una farfalla batte le ali a Pechino e a New York arriva la pioggia". E' incredibile cosa può fare il caos. La teoria del multiverso (vale a dire l'insieme degli infiniti universi paralleli) ha permesso di giustificare la possibilità dei viaggi nel tempo di fronte al "Paradosso del nonno": un giovane viaggia indietro nel tempo ed uccide suo nonno. Questo dovrebbe causare la sua stessa inesistenza, ma se lui non è mai esistito non può aver compiuto quell'azione, perciò questo è impossibile. Secondo la teoria del multiverso nel momento in cui il giovane viaggia all'indietro crea un universo parallelo plasmabile a proprio capriccio. Assumendo che l'universo sia uno soltanto allora ci si trova di fronte ad un'antinomia. Una possibilità è che il viaggio nel tempo sia possibile, ma che le conseguenze che esso stesso produce siano quelle che hanno, nel futuro, scatenato il viaggio nel tempo. Il passato in tal modo sarebbe immutabile e il viaggio nel tempo inutile e fine a se stesso. Questo è meglio conosciuto come il principio di auto consistenza di Novikov. Stephen Hawking invece suggerisce che per ragioni che non conosciamo ancora ci è totalmente impedito, in ogni sua forma, il viaggio nel tempo. Si tratta della Congettura di protezione temporale. 
Ovviamente io sinora ho parlato soltanto di viaggi nel passato, poichè per quanto possa sembrare impossibile i viaggi nel futuro sono molto più semplici e la stessa fisica einsteiniana li permette senza alcun paradosso. Si ricordi in proposito il Paradosso dei Gemelli. Possiamo vedere il nostro futuro ogni giorno quando ci specchiamo. Il nostro specchio ci restituisce un'immagine più vecchia di qualche millesimo di secondo. La criogenia, tutt'ora è fantascienza solo a livello tecnico, non filosofico. Insomma per la filosofia del viaggi nel tempo è molto più semplice fare un salto nel futuro che tornare a visitare il passato. E questa considerazione potrebbe generare una serie di osservazioni sul libero arbitrio e il destino che preferisco ignorare prima che il mio cervello si trasformi in una bella frittata di neuroni. 
Con questo piccolo intervento non volevo insegnare niente a nessuno, ma limitarvi a stuzzicare la fantasia di chi si trovi a leggerlo; ecco quindi qualche libro e film che possono interessare:
Déjà-vu - corsa contro il tempo
Timeline - Michael Crichton e film
La macchina del tempo - Wells
Dal Big Bang ai Buchi Neri - Stephen Hawking
Donnie Darko
The Butterfly Effect
Il pianeta delle scimmie



Lapo

giovedì 10 marzo 2011

Oltre l'opinabile - Parte prima.

Il reverendo Edwin Abbott Abbott visse nella Londra vittoriana per quasi un secolo e la demolì in meno di 100 pagine, partorendo il suo piccolo pamphlet politico-paideutico che va sotto il nome di Flatlandia: racconto a più dimensioni. L'Abbott era studioso di filologia classica, teologia e matematica: era insomma uno di quegli illustri personaggi chiamati semplicemente pensatori o filosofi, al tempo, e che noi oggi definiremmo tuttologi. Con il progresso la moderna scienza si è sempre più settorializzata ed ormai ci sono anche gli esperti di psicologia animale. Niente contro gli animali, figurarsi! E' che la radio mi fa compagnia mentre scrivo queste prime righe del mio blog e in un programma radiofonico ha appena preso la parola uno di questi sedicenti dottori. Io mi chiedo se poi infondo ci sia bisogno di uno psicologo per capire che un cane bastonato non ha bisogno altro che di affetto per ritrovare fiducia nell'uomo. Stimabile che qualcuno si occupi di analizzare la psiche dei cani, non è questo che critico: mi chiedo solo se non sia sufficiente chiamarsi veterinario o psicologo. Oggi ci piace riempirci la bocca di titoli e qualifiche più lunghe da leggere che da spiegare, perdendo tempo più per la forma anzichè per il contenuto. Il signor Abbott faceva l'esatto contrario, era uno di quelli che avevano studiato di tutto e di tutto si occupava nella maniera più efficace possibile. La sua Flatlandia è un mondo piatto e per piatto intendo il suo significato geometrico. Niente profondità, un solo piano, infiniti punti e linee. E piatta era la società vittoriana secondo lui, chiusa in sè stessa e incapace di evolversi socialmente.

Copertina dell'edizione originale dell'opera,
l'immagine in alto riassume i mondi analizzati dal
quadrato autore fittizio del trattato: flatlandia,
linealandia, pointlandia e spacelandia. In basso,
la mappa di una casa tipo in flatlandia.
Il corpo dei flatlandesi per intendersi ha un lato lungo meno di una trentina di centimetri. E la suddivisione in caste è del tutto somacratica (mi si passi il neologismo), vale a dire chi ha più lati, e sono in pochi, è più intelligente e quindi comanda, mentre i poveri e numerosi inetti triangolini sono borghesotti o soldati da macello. Inutile dire che al vertice della gerarchia stanno i cerchi: i sacerdoti di flatlandia, simbolo di ordine, sacralità, perfezione e grandezza; mentre alla base della piramide giacciono sotto il gioco del sessismo le donne: squallide linee, dominate solo dall'istinto animale. L'Abbott si sbizzarrisce poi nel descrivere usi e costumi della società flatlandese, il clima, le abitazioni, i modi per salutarsi e riconoscersi vicendevolmente. Parla delle figure irregolari, giustiziate alla nascita o comunque discriminate, parla della pericolosità di far arrabbiare le donne: in un raptus d'ira una di loro potrebbe facilmente trafiggerti come un budino. Viene infine anche trattato il rapporto con i colori, che sono stati definitivamente repressi in seguito alla Rivoluzione Cromatica. Nelle pagine in cui si descrive questo bizzarro mondo sono frequenti i momenti in cui ci si trova ad abbozzare un sorriso.

La bottiglia di Klein, come il Nastro
di Mobius (il simbolo internazionale
del riciclaggio o quello della pura
lana vergine) sono esempi di come
l'uomo ha ipotizzato l'esistenza di
oggetti in un tetraspazio. La bottiglia
di Klein non ha distinzione tra
superficie esterna ed interna.
Il parallelo con la società vittoriana è lampante. Le donne sono semplici linee, quasi che quegli assurdi corpetti che sono costretti a portare per moda, le avessero ormai del tutto storpiate, tagliandogli respiro, libertà e diritti. Sono semplici linee, vale a dire poco più di un punto, poco più che invisibili. E pericolose nei loro raptus animaleschi e istintivi. I sacerdoti invece sono panzuti e satolli cerchi, che vivono nella lussuria ma predicano la virtù del duro lavoro e del sacrificio; tutto esattamente come nell'età vittoriana: pulita fuori, sporca dentro; onesta all'apparenza, corrotta fino al midollo. Il popolo è affogato nell'alcol e sommerso nel lavoro quasi schiavista.
In Déjà-vu, corsa contro il tempo
il protagonista, Denzel Washington,
agente dell'ATF deve interferire con la
quartadimensione e viaggiare nel tempo
per risolvere un caso. 
A portare la luce al quadrato, che con un artificio letterario Abbott utilizza come suo narratore, è una sfera proveniente dalla terza dimensione. La sfera svelerà al quadrato l'esistenza di un altro mondo, la possibilità di andare oltre, di cambiare e di liberarsi dalle limitazioni imposte dal vivere in due sole dimensioni. La sfera porta il quadrato a visitare il mondo a una dimensione e gli mostra anche il mondo senza alcuna dimensione, il mondo puntiforme. Il quadrato capisce che ogni mondo è convinto di essere quello giusto, l'unico esistente, ottuso e incapace di evolversi così come il proprio. Solo dopo varie discussioni e peripezie il quadrato accetterà l'esistenza di un mondo a tre dimensioni. Ma cosa significa ciò? Cosa significa accettare un'altra dimensione? Quante altre dimensioni che noi non riusciamo a percepire esistono? L'insegnamento apprezzato dal quadrato vale dunque anche per noi? Esiste una quarta dimensione? E' il tempo o un ulteriore spazio?